Come fa Il linguaggio a plasmare la nostra percezione visiva?

Ciao a tutti!
Oggi parliamo di linguaggio e immagine :face_with_monocle:

Un recente studio rivela come la lingua che parliamo influenzi profondamente il nostro modo di vedere e interpretare il mondo visivo. Questo fenomeno, noto come “relatività linguistica”, avviene attraverso un meccanismo che gli scienziati chiamano “language-induced automatized stimulus-driven attention” ovvero “attenzione automatizzata indotta dal linguaggio” (LASA).

In particolare, questo meccanismo suggerisce che le caratteristiche specifiche di una lingua possono dirigere automaticamente la nostra attenzione verso certi aspetti visivi, influenzando così la nostra percezione anche in compiti non necessariamente linguistici. Ad esempio, chi parla coreano deve obbligatoriamente distinguere tra “incastri stretti” e “incastri larghi” nel suo linguaggio, mostrando una maggiore sensibilità percettiva a queste differenze spaziali, rispetto a chi parla delle lingue che non fanno questa distinzione obbligatoria.

In questa immagine l’esperimento mostra come la lingua influenzi la percezione.
In particolare, i partecipanti coreani e tedeschi cercavano un obiettivo colorato tra “distrattori”. Un distrattore speciale (fit-singleton) era presente in metà delle prove. I coreani, la cui lingua distingue obbligatoriamente tra “incastri stretti” e “larghi”, erano più distratti da questo elemento rispetto ai tedeschi. Questo suggerisce che le caratteristiche linguistiche influenzano l’attenzione visiva anche in compiti non linguistici.

Quali potrebbero essere i vantaggi nell’apprendimento e nella didattica dell’arte? :framed_picture: :sparkles:

  1. Arricchimento dell’osservazione artistica: comprendere come il linguaggio influenza la percezione può aiutarci a sviluppare tecniche di osservazione più analitiche nell’arte visiva, permettendoci di cogliere dettagli e sfumature che potremmo altrimenti trascurare.

  2. Potenziamento del pensiero critico: Riconoscere i nostri “bias linguistici” ci incoraggia a mettere in discussione le nostre interpretazioni iniziali delle opere d’arte, promuovendo un’analisi più profonda e stratificata.

  3. Miglioramento della comunicazione interculturale nell’arte: questa consapevolezza ci aiuta a comprendere meglio le diverse interpretazioni artistiche tra culture, favorendo un dialogo più ricco e una maggiore apertura verso nuove chiavi di lettura.

A questo punto vorrei coinvolgere @michela.redolfi e @matteo.socciarelli grandi professionisti ed esperti linguisti per capire da loro cosa ne pensano e quali prospettive si potrebbero aprire :wink:

Qui l’articolo completo :point_right: Linguistic Skill and Stimulus-Driven Attention: A Case for Linguistic Relativity - PMC

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Grazie @leonardo.lodi, molto interessante.

Questa teoria si sviluppa da un’ipotesi molto conosciuta in linguistica, chiamata ipotesi di Sapir-Whorf, secondo la quale la lingua che parliamo influenza il modo in cui percepiamo e comprendiamo il mondo. In altre parole, la struttura linguistica può modellare il pensiero e la visione della realtà.

Questo concetto si collega strettamente all’apprendimento di una seconda lingua (L2), poiché quando impariamo una L2, non stiamo semplicemente acquisendo un nuovo vocabolario o nuove regole grammaticali, ma stiamo anche entrando in contatto con una nuova modalità di pensiero e percezione.

Ad esempio, alcune lingue hanno parole specifiche per concetti o emozioni che altre lingue non riescono a esprimere con la stessa precisione, il che può influenzare la nostra capacità di cogliere sfumature di significato (suggerisco la lettura di questo articolo Quante parole hanno gli eschimesi per dire “neve”? - Il Post). Questo apre una prospettiva affascinante sull’apprendimento di una L2, suggerendo che acquisire una nuova lingua possa non solo migliorare la comunicazione, ma anche espandere il nostro modo di interpretare la realtà.

A livello pratico, ciò dovrebbe avere implicazioni anche nel modo in cui strutturiamo i programmi di apprendimento delle lingue. Integrare aspetti culturali e cognitivi, e non solo linguistici, offre inevitabilmente un’esperienza di apprendimento più completa.

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Ciao Leo, che articolo interessante! Mi ha fatto tornare in mente le difficoltà che sentivo ogni tanto sia quando mi interfacciavo con parlanti di inglese, che possono definire blu e azzurro con lo stesso termine (“blue”) e con i parlanti di giapponese, che possono usare “aoi” sia per il blu e il verde.
In aggiunta a quanto dicevi, le influenze del linguaggio sulla percezione possono essere suddivise in tre categorie:

  • Riconoscimento: Il linguaggio aiuta a categorizzare gli oggetti visivi. Ad esempio, dare un suggerimento verbale per un’immagine complessa migliora il riconoscimento dell’oggetto rappresentato. Questo dimostra che il linguaggio attiva ipotesi predittive che ci permettono di interpretare input visivi ambigui o difficili.
  • Discriminazione: La nostra capacitĂ  di distinguere stimoli visivi è fortemente influenzata dal linguaggio. Ad esempio, la categorizzazione linguistica dei colori può distorcere la percezione, rendendoci piĂš sensibili a differenze tra colori che hanno nomi diversi nella nostra lingua.
  • Rilevamento: Anche il semplice rilevamento visivo può essere migliorato dal linguaggio. Ascoltare il nome di un oggetto prima di vederlo può facilitare la capacitĂ  di rilevarlo, suggerendo che le parole preparano il sistema visivo a cercare forme specifiche associate a tali parole.

L’esperienza che abbiamo e facciamo del mondo è davvero influenzata da tantissimi fattori!

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Ah, quindi stai dicendo che il mio cinismo è principalmente il risultato del fatto che sono scozzese?

Ma in tutta serietĂ , mi chiedo quali sono le implicazioni di questo per le persone che imparano una seconda lingua - finisce per ridefinire il loro approccio mentale alle cose?

Ci sono anche chiare implicazioni per gli insegnanti; lavorare con studenti che hanno imparato l’italiano come seconda lingua suggerisce che potrebbero elaborare le informazioni in modo diverso dai madrelingua, incoraggiando un particolare modo a impegnarsi con loro (forse facendo un punto di attirare la loro attenzione su alcune caratteristiche visive di un’immagine).

Sarebbe utile, come ricerca di follow-up, identificare in che modo i diversi linguaggi modellino il nostro pensiero, in modo da adattare adeguatamente i materiali didattici.

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Credo che le implicazioni per l’apprendimento di una seconda lingua siano particolarmente rilevanti. Quando impariamo una nuova lingua, non stiamo solo acquisendo un nuovo vocabolario e delle regole grammaticali, ma stiamo in realtà entrando in contatto con una nuova modalità di pensiero. Questo può avere un impatto profondo sul nostro approccio mentale alle cose, compresa l’esperienza dell’arte.

Sarebbe davvero interessante approfondire questa ricerca, magari provando ad analizzare le diversità linguistiche a livello globale, forse per stringere il campo considererei quelle più diffuse, per vedere come si riflettono nell’interpretazione dell’arte ed in generale delle immagini. Identificare i “gaps” linguistici e le differenze semantiche potrebbe portare a nuove interpretazioni e chiavi di lettura, con implicazioni per l’educazione artistica e la comunicazione interculturale.
Pensi che sarebbe fattibile? @Alexander.Green