🗣️ Quando l’AI smette di parlare come gli umani… e trova un linguaggio migliore!

Ti è capitato in questi giorni di vedere questo video?

Il video mostra due Agenti AI intenti a organizzare una prenotazione telefonica. Ma quando si accorgono di essere entrambi bot, abbandonano il linguaggio umano e passano a Gibberlink Mode, una modalitĂ  di comunicazione piĂą veloce basata su segnali sonori, indecifrabili per gli esseri umani.

Cos’è Gibberlink Mode? :mag:
Dal punto di vista linguistico, Gibberlink Mode è un protocollo audio ottimizzato per la comunicazione tra AI. Invece di utilizzare il linguaggio naturale, i bot si scambiano sequenze di suoni strutturate, una sorta di codice acustico che riduce tempi di elaborazione e ambiguità. Questo codice non è casuale: è progettato per essere più efficiente della lingua umana, che spesso è ridondante e ambigua.
I modelli di linguaggio AI si basano su pattern statistici per comprendere e generare testo, ma il passaggio a un codice sonoro come Gibberlink Mode segna una svolta: l’AI non solo interpreta il linguaggio umano, ma ne sviluppa di nuovi, ottimizzati per scopi specifici.

Un linguaggio segreto tra AI? :robot:
Sebbene i suoni di Gibberlink Mode risultino incomprensibili a un orecchio umano, esiste comunque una trascrizione che rende il contenuto accessibile. Tuttavia, il fatto che le AI possano creare e usare forme di comunicazione autonome solleva interrogativi su trasparenza e controllo.

Qual è stata la tua prima reazione dopo aver visto il video? :speech_balloon::point_down:

Leggi di più nell’articolo What Is Gibberlink Mode, AI’s Secret Language?

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Molto interessante questo spunto!

Mi ha subito fatto pensare a quanto dice Luciano Floridi ne “La Quarta Rivoluzione”, quando descrive la nostra paura di “non essere più parte della festa”. Il timore, insomma, di vedere le macchine sviluppare un linguaggio proprio, escludendoci dal dialogo, e di sentirci progressivamente marginalizzati in un mondo sempre più automatizzato.

Riflettendoci meglio, c’è un aspetto che dovremmo sempre ricordare: noi non siamo semplici ospiti della festa, siamo gli organizzatori. Siamo noi a progettare, addestrare e definire il comportamento di queste macchine. Se gli agenti AI comunicano tra loro in modo più efficiente, è perché abbiamo deciso di ottimizzare la loro interazione, rendendola più veloce e meno ambigua.

Più che un’invasione aliena del linguaggio, Gibberlink Mode mi sembra una nuova tappa nell’evoluzione delle interfacce uomo-macchina.

E’ un po’ come quando viene mostrato un QR code e io non sono in grado di leggerlo, ma il mio smartphone sì. Questo non mi mette in difficoltà, anzi, so che se ne ho bisogno posso sfruttare questa abilità del mio smartphone, per i miei obiettivi.

Insomma, la vedo come un’occasione per chiederci quanto vogliamo essere partecipi di questa trasformazione e che forma vogliamo che abbia.

La domanda che mi viene è: come possiamo noi progettare l’AI in modo che questa resti una festa a cui vogliamo ancora partecipare?

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Mi è piaciuto molto il paragone con il QR code, lo trovo molto azzeccato perchè sposta il focus dalla preoccupazione alla possibilità di sfruttare questa evoluzione a nostro vantaggio!

Penso che la soluzione sia mettere al centro trasparenza, controllo umano e accessibilità e garantire che le decisioni prese dagli agenti AI siano sempre verificabili e modificabili dall’uomo.

La mia prima risposta è di trovarlo divertente, perché ogni AI qui sta comunicando per un essere umano. Quindi stiamo aggiungendo dei passi in mezzo solo parlando direttamente l’uno con l’altro! Non molto efficiente.

La mia seconda risposta però è: quanto questo è davvero diverso da utilizzare un servizio di posta elettronica o un sito web? Se compro un prodotto online o scrivo e invio una email, ci sono molti passaggi intermedi che i computer eseguono (trasferendo informazioni attraverso il web) che non sono visibili e francamente non sono comprensibili a meno che tu non abbia studiato le reti. La differenza qui è che questi strumenti sono flessibili per poter comunicare anche direttamente con un essere umano.