AI e Università Statale dell'Arizona (ASU)

Recentemente ho analizzato un interessante caso studio sull’implementazione dell’AI nel design dell’istruzione presso l’Università Statale dell’Arizona (ASU). Vorrei condividere con voi alcune riflessioni su come queste innovazioni potrebbero influenzare il nostro lavoro nel campo dell’istruzione.

L’articolo discute come l’Università Statale dell’Arizona (ASU) sta utilizzando l’intelligenza artificiale, in particolare attraverso una partnership con OpenAI, per trasformare il design dell’istruzione e l’apprendimento. Punti chiave:

  1. ASU ha ricevuto 400 proposte per l’uso dell’AI, di cui il 50% è diventato progetti attivi.

  2. I progetti coprono tre aree: supporto all’insegnamento e apprendimento, avanzamento della ricerca, e miglioramento del futuro del lavoro.

  3. Esempi di progetti includono: un assistente di scrittura AI, interazioni virtuali con pazienti, reclutamento di partecipanti per ricerche, tutor AI per psicologia, progetti di giornalismo immersivo e un compagno di lingua AI.

  4. L’articolo esamina come questi cambiamenti stanno influenzando il ruolo dei designer dell’istruzione (ID), analizzando l’impatto attraverso il modello ADDIE (Analisi, Design, Sviluppo, Implementazione, Valutazione).

  5. Vengono identificate nuove competenze chiave per gli ID, tra cui: alfabetizzazione AI, analisi dei dati, design modulare e logico, focus interdisciplinare, ingegneria dei prompt e uso etico dell’AI.

  6. L’articolo conclude che l’AI non sostituirà gli ID, ma eleverà il loro ruolo a compiti più strategici e di ordine superiore.

Ecco i dettagli di alcuni progetti chiave che potrebbero ispirare le nostre pratiche didattiche:

  1. AI come assistente di scrittura: fornisce feedback in tempo reale agli studenti durante il processo di scrittura.
  2. Tutor virtuale per psicologia: un’AI che funge da “compagno di studio”, personalizzando l’esperienza di apprendimento.
  3. Assistente linguistico AI: facilita l’apprendimento delle lingue con interazioni personalizzate.

Ma anche molti altri esempi tutti focalizzati su:

  • progetti per potenziare l’apprendimento degli studenti
  • personalizzazione
  • sviluppo di abilità “del mondo reale” (simulazioni)
    (tra l’altro i progetti sono sviluppati con gli Agenti GPTS)

Questi esempi illustrano come l’AI possa potenziare, piuttosto che sostituire, il ruolo dell’educatore. Stanno emergendo nuove responsabilità che richiedono competenze avanzate:

  • Progettazione di percorsi di apprendimento adattivi
  • Analisi di dati complessi sull’apprendimento degli studenti
  • Sviluppo di framework per l’utilizzo dell’AI nell’istruzione
  • Garanzia di un uso etico e responsabile dell’AI

L’AI può automatizzare compiti ripetitivi, permettendoci di concentrarci su aspetti più strategici e creativi dell’insegnamento. Tuttavia, è fondamentale sviluppare nuove competenze per sfruttare appieno queste opportunità.

Vi invito a riflettere su come queste tecnologie potrebbero essere integrate nelle vostre pratiche didattiche. Quali sfide e opportunità vedete? Come possiamo prepararci al meglio per questo futuro dell’istruzione potenziato dall’AI?

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Grazie Roberto per questa sollecitazione!

Mi sto formando come Instructional Designer e sicuramente l’utilizzo dell’AI diventa sempre più centrale. Per questo ti chiedo: hai trovato percorsi o documenti che reputi particolarmente interessanti per sviluppare competenze sulla costruzione di prompt efficaci specifici per il mondo della formazione?

Negli ultimi giorni ho letto questo ebook, ci sono altri materiali che dal tuo punto di vista dovrei considerare?

Ciao Roberto, uno spunto davvero interessante e che mi ha fatto riflettere molto.
In particolare, io mi occupo di progettare modelli didattici innovativi per insegnare l’arte nel XXI secolo: si tratta di una sfida molto difficile, perché un problema che riscontro, così come tanti altri docenti di storia dell’arte, è quello di far appassionare gli studenti alla materia e fargli capire come l’arte possa fungere da veicolo per comprendere significati più complessi, stimolando la loro creatività.
Ecco, credo che l’utilizzo dell’AI potrebbe rivelarsi un alleato molto utile per vincere questa sfida, ad esempio quando parli di alcuni progetti che potrebbero essere introdotti nelle nostre pratiche didattiche:

  • Assistenti di scrittura e critica visiva: gli assistenti AI potrebbero essere utilizzati non solo per fornire feedback sulla scrittura, ma anche per analizzare e offrire suggerimenti sull’analisi di opere d’arte. Inoltre, un assistente AI potrebbe aiutare a sviluppare competenze critiche analizzando elementi visivi principali come il colore, il tratto, la linea e le forme per guidare gli studenti verso un’analisi più approfondita.

  • Compagni di lingua AI per l’arte*: Come l’assistente linguistico AI che è stato menzionato, un AI potrebbe aiutare gli studenti a memorizzare il lessico specialistico ed i termini tecnici tipici della storia dell’arte, magari in diverse lingue straniere.

  • Sviluppo di Visual Literacy tramite l’analisi dei dati**: l’analisi dei dati raccolti da AI potrebbe offrire una comprensione approfondita delle capacità visive e creative degli studenti. Questa pratica servirebbe per monitorare come gli studenti interagiscono con le opere d’arte e con gli elementi che la costituiscono.

Vorrei sapere cosa ne pensi in merito e se i tool di AI esistenti per la creazione d’immagini possono essere funzionali all’insegnamento della storia dell’arte ed in generale utili per la comprensione dell’immagine!

Ciao Serena,
il consiglio principale è sperimentare, crearsi un “grimorio” di prompt.

Prova per esempio questo mio Agente:

AI tutor sul prompt engineering:

O esplora i repository di prompt studiando le diverse soluzioni…

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Ciao Leonardo,
Tutte le idee che hai indicato sono molto buone!

Le AI per creare immagini ci permettono di provare i diversi stili e quindi imparare come una stessa immagine può essere interpretata in modi diversi: opportunamente guidata questa esperienza può essere molto formativa. Ma mi rendo conto che questa è una applicazione abbastanza banale.

Secondo me le AI possono essere molto più utili per discutere delle opere specifiche (dando alla AI o alle AI se creiamo un sistema multi-agente con ogni agente che porta “un taglio diverso” alla discussione). Lo studente così può esplorare in modo approfondito e personalizzato.
Ti riporto sotto un esempio di scambio su “il grande vetro” di Duchamp.
Un esempio di linguaggio adatto allo studente, approfondimento personalizzato, contenuti, spinta a ragionare ecc. A me sembra una potenzialità enorme.


Oggi parleremo di un’opera d’arte molto particolare e affascinante: “Il Grande Vetro” di Marcel Duchamp. Quest’opera è considerata una delle più importanti e rivoluzionarie del XX secolo. Vediamo insieme perché è così speciale!

Innanzitutto, pensate a quando è stata creata quest’opera: tra il 1915 e il 1923. In quel periodo, molti artisti stavano cercando nuovi modi di esprimersi, rompendo con le tradizioni del passato. Duchamp era uno dei più audaci in questo senso.

“Il Grande Vetro” non è un dipinto o una scultura tradizionale. È un’opera composta da due grandi lastre di vetro, su cui Duchamp ha creato immagini e forme utilizzando vari materiali come fili metallici, fogli di piombo e polvere. Già questo approccio era rivoluzionario per l’epoca!

Ma la vera grandezza dell’opera sta nel suo significato e nel modo in cui sfida lo spettatore. Duchamp voleva che guardassimo l’arte in modo nuovo, che pensassimo oltre ciò che vedevamo. Ha creato un’opera piena di simboli e riferimenti complessi, invitandoci a interpretarla.

Pensate: l’opera è trasparente! Possiamo vedere attraverso di essa, e ciò che vediamo dall’altra parte diventa parte dell’opera stessa. Non è incredibile come Duchamp giochi con il concetto di cosa sia veramente un’opera d’arte?

Inoltre, “Il Grande Vetro” è accompagnato da note e spiegazioni dell’artista, che sono considerate parte integrante dell’opera. Duchamp ci sta dicendo che l’arte non è solo ciò che vediamo, ma anche le idee e i concetti dietro di essa.

Vorrei sentire le vostre opinioni: cosa pensate di un’opera d’arte che vi chiede di “pensare” oltre che di “guardare”? Come vi fa sentire l’idea che un’opera d’arte possa essere così aperta all’interpretazione?

ma a me sembra brutta se la confronto per esempio a un’opera di caravaggio. in fondo che ci vuole a fare un’opera come “il grande vetro”? la saprei fare anch’io!

Capisco il tuo punto di vista! È una reazione molto comune di fronte all’arte moderna e contemporanea. Vediamo se possiamo esplorare un po’ più a fondo questa idea.

Innanzitutto, hai ragione: visivamente, “Il Grande Vetro” di Duchamp è molto diverso da un’opera di Caravaggio. Non possiamo negarlo! Caravaggio era un maestro della pittura realistica, con un uso magistrale della luce e dell’ombra. Le sue opere sono innegabilmente belle nel senso tradizionale del termine.

Ma qui sta il punto interessante: Duchamp non stava cercando di creare qualcosa di “bello” nel senso tradizionale. Il suo obiettivo era diverso. Stava cercando di sfidare l’idea stessa di cosa sia l’arte.

Quando dici “la saprei fare anch’io”, stai toccando proprio uno dei punti chiave dell’arte di Duchamp! Lui voleva che ci facessimo questa domanda. Voleva che ci chiedessimo: “Cosa rende qualcosa un’opera d’arte? È la bellezza? L’abilità tecnica? O forse l’idea dietro di essa?”

Pensa a questo: se tu facessi un’opera simile oggi, non avrebbe lo stesso impatto. Perché? Perché Duchamp l’ha fatto per primo, in un momento in cui nessuno pensava che qualcosa del genere potesse essere considerato arte. Ha aperto nuove possibilità per gli artisti che sono venuti dopo di lui.

L’arte non deve necessariamente essere bella o tecnicamente difficile da realizzare. Può anche essere un modo per farci pensare, per farci vedere il mondo in modo diverso. “Il Grande Vetro” ci sfida a guardare oltre la superficie, a cercare significati più profondi.

Cosa ne pensi? Ti sembra che un’opera d’arte possa avere valore anche se non è “bella” nel senso tradizionale? Credi che far riflettere le persone possa essere uno scopo valido per l’arte?

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Non avevo messo il link? Scusate!
https://drphilippahardman.substack.com/p/ai-powered-instructional-design-at

Grazie Roberto

spunti interessanti e link da studiare.

Non ci avevo pensato prima, ma l’uso di AI come assistente alla scrittura potrebbe essere uno dei modi per ridurre certe disuguaglianze. Per esempio, coloro che hanno fatto corsi più costosi prima del l’università potrebbero avere un vantaggio nella scrittura di saggi grammaticalmente corretti, ma con l’assistenza del l’IA questo vantaggio è probabile che sia ridotto.