Una nuova idea di alfabetizzazione nell'era dell'Intelligenza Artificiale

Quando pensiamo all’alfabetizzazione, immaginiamo la capacità di leggere e scrivere. Ma cosa significa davvero “saper scrivere” in un mondo in cui l’intelligenza artificiale è in grado di generare interi testi su nostra richiesta? :writing_hand:
È da qui che parte la riflessione di due ricercatori dell’Università dell’Illinois, autori di questo recente articolo.

Nell’articolo si riflette sul fatto che oggi non siamo più solo autori di testi, ma co-autori insieme alle macchine. L’AI generativa non scrive al posto nostro, ma con noi. Ci risponde, ci suggerisce, ci corregge.
Cambia la natura del testo e del processo stesso di scrittura, che diventa sempre più dialogico, iterativo e dinamico. Questo richiede un salto concettuale: non si tratta più di difendere la “purezza” della scrittura umana, ma di educare a pensare con l’AI, in modo critico e creativo.

:light_bulb: Secondo gli autori, in aula questo ha almeno tre implicazioni:

  1. Ripensare il compito di scrittura :envelope:: ha ancora senso assegnare il classico tema “chiuso” da svolgere da soli a casa?
    Forse è più utile osservare come uno studente dialoga con un assistente virtuale: che tipo di richieste fa, se accetta passivamente l’output oppure lo rielabora, se riesce a sviluppare un’idea propria a partire da un prompt generato.

  2. Dare valore al processo :cyclone: : ciò che conta non è più solo il testo finale, ma il percorso.
    In questo contesto, tracciare le fasi del processo di scrittura diventa cruciale, dall’analisi dei prompt usati, alla revisione, alle riflessioni metacognitive sul lavoro svolto, tutto diventa parte integrante della valutazione. Si può chiedere agli studenti di scrivere un “meta-testo” in cui spiegano il ragionamento dietro le scelte fatte con l’AI.

  3. Integrare la “AI literacy” nei programmi scolastici :sparkles:: saper usare l’AI non significa solo conoscerne i comandi, ma capire come funziona, da dove arrivano i suoi dati, quali sono i suoi limiti, i suoi bias, i suoi effetti sul linguaggio e sull’immaginario collettivo. È un nuovo campo di competenze da sviluppare, connesso alla cittadinanza digitale e alla comprensione critica dei testi.

Gli autori non parlano di rivoluzioni immediate o di competenze fuori portata. Al contrario, sottolineano che scrivere con l’AI richiede nuovi paradigmi, ma questi possono essere introdotti in modo graduale e realistico.

Non si tratta di trasformare da un giorno all’altro le pratiche didattiche, ma di accompagnare studenti e docenti in un percorso di esplorazione condivisa. La scuola può diventare lo spazio in cui si prova, si riflette e si discute su come usare questi strumenti, senza la pressione di dover avere subito tutte le risposte.

In questo senso, non è necessario che i docenti diventino esperti di tecnologia: ciò che serve è la loro competenza educativa, cioè la capacità di guidare gli studenti a interrogarsi sui testi, a riflettere sul processo e a sviluppare senso critico.

L’AI non sostituisce il ruolo dell’insegnante, ma ne rende ancora più centrale la funzione: offrire orientamento, contesto e domande significative :beating_heart:


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