Cos’è l’“AI Slop”?
Con “AI Slop” si indica la valanga di contenuti generati in automatico (immagini, testi, video) realizzati senza cura né intenzione creativa, prodotti per riempire feed, motori di ricerca o marketplace al solo scopo di catturare traffico. Non è l’uso dell’IA in sé a definirlo, ma la qualità trascurabile e l’assenza di valore aggiunto.
Il paradosso del nostro tempo
Francesco D’Isa, ne parla nel saggio «L’AI non è fascista: bias culturale, propaganda e arte digitale», ricorda che ogni medium — fotografia, cinema, computer graphics — ha attraversato identiche paure apocalittiche. Ora la didattica dell’arte deve rispondere ad un quesito piuttosto urgente ovvero:
Come formare studenti che crescono immersi in output generati dall’IA, di qualità altissima e bassissima?
Case study | Rie Qudan e Tokyo Sympathy Tower
- Il libro – Romanzo di fantascienza vincitore del 170º Premio Akutagawa. Immagina un grattacielo-carcere nel cuore di Tokyo dove architettura, sorveglianza e IA si fondono in un progetto di “riabilitazione empatica”.
- Quote di IA – Solo il 5 % del testo (i dialoghi del personaggio-IA) è stato prodotto con ChatGPT, poi rielaborato dall’autrice.
- Perché lo scandalo? – Media e lettori hanno ridotto la vittoria a “romanzo scritto da un algoritmo”, ignorando che:
- la regia autoriale controlla tono, ritmo e coerenza;
- l’IA è stata usata come attore specializzato per enfatizzare la voce “non umana”;
- la vera sfida creativa è stata integrare quell’output con il resto della narrazione.
- La lezione didattica – Qudan ribadisce che il valore sta nel processo: la scelta di quando e come usare l’IA diventa parte della poetica, non un trucco di produttività.
L’articolo con l’intervista di Francesco D’Isa all’autrice qui
Tre insight pedagogici fondamentali
Insight | Implicazione didattica |
---|---|
Processo ≠ solo risultato – Per Qudan il significato nasce durante la scrittura, non alla fine. | Insegnare agli studenti quando e perché ingaggiare l’IA, non solo come. |
Competenza tecnica ≠ facilità – Quel 5 % funziona perché sostenuto da anni di mestiere. | Prima fondamenti creativi, poi l’IA come amplificatore avanzato. |
Rischio nuove generazioni – Chi cresce con tool “sempre accesi” rischia di darli per scontati e di frenare la propria maturazione critica. | Sviluppare pensiero critico e alfabetizzazione visiva digitale. |
Verso una pedagogia dell’IA consapevole
Competenze da sviluppare | Metodologie suggerite |
---|---|
Visual-literacy digitale – riconoscere e analizzare contenuti AI-generated. | Decostruzione critica di immagini e testi: individuare bias, cliché, manipolazioni. |
Prompting creativo – dirigere l’IA come un attore, sul modello Qudan. | Co-creazione guidata: progetti in cui l’IA ha funzioni narrative precise. |
Pensiero ibrido – integrare tecniche tradizionali e digitali con intenzionalità. | Sperimentazione controllata: capire quando l’IA accelera e quando ostacola. |
Critica processuale – valutare non solo l’opera ma il cammino per arrivarci. | Riflessione metacognitiva: diario di prompt, versioni, scelte e revisioni. |
Piccola attività ispirata al romanzo di Rie Qudan: Prompt Challenge

- Scrivi il prompt che useresti per descrivere la scena iniziale di un romanzo che vorresti scrivere, con un occhio all’arte (atmosfera visiva, riferimenti pittorici, architettura, luce…).
- Prova a generare un’immagine con una piattaforma di AI.
- Se ti va, condividi risultato e riflessioni: bias osservati, scelte stilistiche, punto di forza o limite dell’ibrido umano-macchina.