Molti di noi conoscono la storia degli stili di apprendimento, l’idea che gli studenti apprendano meglio se il materiale viene presentato nel loro stile di apprendimento preferito. Come educatori, potremmo essere stati incoraggiati a adattare i nostri metodi di insegnamento per soddisfare questi diversi stili. Tuttavia, la ricerca ha costantemente dimostrato che non ci sono prove a sostegno dell’efficacia degli stili di apprendimento. Anzi, alcuni studi suggeriscono che credere negli stili di apprendimento possa ostacolare l’apprendimento.
Nonostante la mancanza di prove, il mito degli stili di apprendimento si è dimostrato particolarmente persistente. Le statistiche ci dicono che oltre il 90% degli insegnanti in tutto il mondo credono in questa idea. Sorprendentemente, negli ultimissimi tempi, è riemerso in un luogo inaspettato: l’intelligenza artificiale.
Strumenti come Chat GPT hanno guadagnato popolarità come un modo per semplificare le attività, compresa la creazione dei piani della lezione. Tuttavia, quando gli viene chiesto di creare un PdL che soddisfi diversi studenti, Chat GPT spesso suggerisce di incorporare stili di apprendimento.
Questo fenomeno mette in evidenza un aspetto cruciale degli strumenti di intelligenza artificiale: non sono in grado di distinguere tra informazioni corrette e errate. Poiché gli stili di apprendimento sono stati un concetto molto diffuso nell’istruzione per diversi anni, sono ampiamente presenti nei testi utilizzati per addestrare Chat GPT. Di conseguenza, lo strumento ripropone questo mito semplicemente perché è prominente nel suo addestramento.
Dobbiamo quindi essere consapevoli che il mito degli stili di apprendimento sta riemergendo nel contesto dell’IA e dobbiamo essere pronti a sfidare queste idee sbagliate quando le incontriamo. Tuttavia, non dobbiamo evitare di utilizzare le intelligenza artificiale nelle nostre pratiche educative. Piuttosto, dobbiamo avvicinarci a questi strumenti con un occhio critico e usare la nostra formazione e competenza per valutare le loro raccomandazioni.
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Suppongo che questo sottolinea come l’IA viene addestrata sui dati esistenti - se la maggior parte delle risorse online crede in stili di apprendimento diversi, allora gli strumenti generativi dell’IA lo suggeriranno anche se non esiste una base scientifica per un tale concetto.
Mi fa pensare al futuro a lungo termine - come sempre più contenuti online diventa AI generato, ci sarà inevitabilmente un punto in cui AI viene addestrato su contenuto generato da AI. In quel momento sarà particolarmente difficile fare affidamento su questi strumenti per la verità.
Gli stili di apprendimento sono un mito? Quindi tutto il programma del concorso è una grande bufala? Sono un po’ perplessa di questo post.
È necessario addestrare l’AI. Se trovi un errore glielo comunichi e gli dici di registrarlo in memoria. Di contro l’AI è un grande supporto a mio vedere.
Nel programma del concorso vengono riferiti studi scientifici che dimostrano in maniera definitiva l’esistenza degli stili d’apprendimento?
Ci sono domande sugli stili di apprendimento e Kolb. Quindi la mia domanda è, dato che seguito il corso UDL, dobbiamo considerare errata la teoria di Kolb? Però io mi ricordo che anche nell’UDL ci riferisce a questo. Logicamente non parliamo di stili cognitivi ( visivo verbale uditivo)? O mi sono persa in qualche angolo buio della conoscenza? Grazie.
La domanda che dobbiamo farci è se chi fa un’affermazione porta delle prove sperimentali.
Possiamo dilungarci all’infinito. Ma questa conversazione a mio parere non porta a nulla. Quindi se mi può gentilmente rispondere alla domanda, grazie, altrimenti arrivederci. Sono una insegnante che vi segue con interesse e intendo migliorare la mia formazione ma le discussioni sterili non le gradisco.
Non ritengo che la discussione sia sterile, poiché credo sia fondamentale avere un metodo per valutare le informazioni in modo più oggettivo. Come già menzionato nel primo post, l’idea degli stili di apprendimento (in tutte le sue varie declinazioni) è un mito. Eppure, le statistiche mostrano che oltre il 90% degli insegnanti in molti paesi sviluppati continua a credere nella loro esistenza, nonostante gli studi indichino non solo che non esistono, ma che tutti noi siamo principalmente visivi. Si consideri che persino i non vedenti “riciclano” spontaneamente la loro corteccia visiva per apprendere attraverso gli altri sensi, sviluppando una sorta di “immaginazione” interna delle informazioni.
Sebbene la teoria di Kolb sia popolare e abbia avuto un certo impatto sulla didattica, non presenta prove scientifiche solide che ne supportino un ruolo nell’aumentare l’apprendimento. Questo non significa che sia errata, ma che si dovrebbe parlare più di ipotesi che di teoria, da dimostrare quindi.