Una ricerca recente ha esaminato quanto del nostro comportamento quotidiano sia guidato dall’abitudine piuttosto che dalle scelte consapevoli. Ecco alcuni punti chiave:
- Circa il 65% delle azioni quotidiane vengono avviate per abitudine, non per una decisione attiva.
- L’88% dei comportamenti viene eseguito abitualmente, una volta che è innescato.
- Quasi la metà delle azioni abituali (il 76%) è in linea con gli obiettivi consapevoli delle persone. Ciò significa che spesso le abitudini che costruiamo sono coerenti con quello che vogliamo realizzare.
Queste evidenze sono molto utili per chi lavora con giovani (ma non solo), perché insegnare non è solo trasferire contenuti, ma aiutare anche a formare abitudini che sostengano l’apprendimento, la concentrazione, la responsabilità. Ecco qualche considerazione e spunto operativo.
- Rendere abitudinari i comportamenti positivi
Più un’azione diventa regolare in uno stesso contesto, più diventa “autopilotata”. Per esempio: stabilire routine quotidiane all’inizio della lezione (saluto, controllo compiti, revisione degli obiettivi del giorno) può ridurre il carico cognitivo, aiutare gli studenti a entrare in modalità apprendimento più rapidamente. - Allineare le abitudini agli obiettivi di apprendimento
Se gli studenti capiscono che certe abitudini (studiare ogni giorno, ripassare gli appunti, partecipare attivamente) aiutano a raggiungere i propri obiettivi, si è più motivati a mantenerle. L’abitudine lascia spazio all’intenzione: se l’abitudine è “buona”, il lavoro quotidiano diventa più fluido. - Aiutare a interrompere o modificare abitudini non utili
Non basta dire “devi impegnarti di più”: serve identificare i trigger (gli stimoli che innescano l’abitudine) e modificare l’ambiente o la routine che li attiva. Per esempio, se ci sono momenti in cui gli studenti si distraggono (telefono, rumore, pausa lunga senza struttura), si può intervenire strutturando meglio quei momenti, proponendo alternative o regole chiare. - Uso di segnali contestuali
Le abitudini si innescano spesso grazie all’associazione tra un contesto e un comportamento abituale. In classe, i segnali possono essere visivi, orari precisi, attività standard (es. pausa, fine lezione). Sapere quali segni funzionano come “campanelli”, può aiutare a costruire nuove routine. - Flessibilità e gradualità
Formare abitudini richiede tempo: quantità costante, ripetizione. Meglio iniziare con obiettivi piccoli ma regolari (“ripasso di 10 minuti”) piuttosto che aspettarsi dai ragazzi e ragazze salti grandi che faticano a sostenere nel tempo.
In sintesi, riconoscere l’importanza delle abitudini può aiutare gli insegnanti a progettare contesti di apprendimento che giocano a favore di un automatismo positivo, non contro.
https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/08870446.2025.2561149