Il valore educativo del gioco rischioso

Un recente articolo su Nature ha evidenziato un aspetto cruciale dell’educazione che spesso tendiamo a sottovalutare: l’importanza del “gioco rischioso” nello sviluppo dei bambini. Ma non fatevi ingannare dal termine “rischioso” - non parliamo di pericoli, bensì di quelle attività emozionanti che comportano un elemento di sfida proporzionato alle capacità dei bambini.

La ricerca scientifica è chiara: questo tipo di gioco è fondamentale per lo sviluppo di resilienza, fiducia in se stessi e capacità di problem-solving. Uno studio ha dimostrato che bastano due ore settimanali per tre mesi per migliorare significativamente la capacità dei bambini di valutare i rischi. Inoltre, i bambini che hanno più opportunità di gioco avventuroso mostrano livelli più bassi di stress e ansia.

È interessante notare come l’atteggiamento verso il gioco rischioso vari significativamente tra le culture. Nei paesi scandinavi, per esempio, c’è maggiore apertura verso questa forma di gioco, mentre in altri contesti culturali può essere necessario un cambio di paradigma più significativo.

Il nostro ruolo come educatori non è spingere i bambini a prendere rischi, ma creare un ambiente che permetta loro di sperimentare in sicurezza. Possiamo farlo osservando il loro linguaggio corporeo, dando loro il tempo di risolvere le situazioni autonomamente e creando spazi di gioco che includano elementi come superfici irregolari o piccole sfide da superare.

L’obiettivo è quello di permettere ai bambini di sperimentare quello che loro stessi chiamano il “scary-funny” - quel mix di paura ed eccitazione che accompagna una sfida superata con successo. È attraverso queste esperienze che i nostri alunni sviluppano le competenze cruciali per affrontare le sfide della vita.

La prossima volta che vedrete un bambino impegnato in un’attività che vi sembra “rischiosa”, fermatevi e osservate: potreste essere testimoni di un importante momento di crescita. Quali nuove opportunità potremmo creare per favorire questa evoluzione?

https://www.nature.com/articles/d41586-024-04215-2

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Leggendo il tuo post @AlessandroZocchi mi hai fatto venire in mente quando erano piccoli i miei figli ed io li vedevo giocare, entusiasmarsi per aver raggiunto traguardi, obiettivi o per aver superato insidie difficili o pericolose. Dedicavano tempo a raccontarmi le loro gesta nei dettagli, perché, poi, “mamma di queste cose non capisce nulla”. :wink:

E’ vero, stavo assistendo e partecipando alla loro crescita.