Che i profumi â e i sapori â abbiano il potere di riattivare ricordi, sensazioni, sentimenti lo sappiamo da tempo: chi non ha mai citato o letto la citazione della madeleine di Proust, il morbido dolcetto da inzuppare nel tè che evoca subito la campagna francese, le porcellane della zia, i turbamenti dellâinfanzia?
Ma i tempi cambiano e cambiano anche gli eventi sensoriali che riportano alla mente tutta unâatmosfera, un clima, un modo di essere sepolto nella memoria. Le pagine spesse e istoriate dei vecchi diari scolastici, la grafia di biglietti dimenticati che spuntano fuori dai cassetti, le note degli 883⌠Ma anche il digitale âinvecchiatoâ: iPod regalati per la prima comunione (dai late millennial in poi); tastiere di computer fissi, cavi assortiti con prese obsolete.
E specialmente i suoni: gli avvisi della segreteria telefonica e la voce imbarazzata ed esitante di chi lasciava il messaggio, la campanella della mail in arrivo, la musica di Pac-Man, il suono gracchiante del modem che si connetteva alla rete dei primi tempi del web, le piattaforme âmorteâ (soggette ad enshittification) che conservano traccia di dialoghi adolescenziali (âciao, che fai?â âniente. Tu?â âpure nienteâ).
Inizialmente, erano suoni di libertĂ : accedere a un mondo non altrimenti conoscibile, esplorare, conoscere; poi, sempre piĂš: suoni di solitudine, attesi o molesti. I suoni che ci dicono se siamo desiderati, cercati, presenti oppure criticati, ignorati, sbeffeggiati.
E veniamo al presente: il tempo della fatica. Ci sono suoni che sono sirene: ci distolgono dalla noia e ripetitivitĂ delle azioni quotidiane e ci proiettano in mondi irreali e perfetti. Ă la autonomous sensory meridian response (ASMR) di cui si servono abbondantemente i social media: suoni come gli schiocchi di lingua, o il tocco delle dita su confezioni di plastica, il grattare, il picchettare, il rumore della carta o di qualsiasi altro materiale che possa essere stropicciato, inducono â sembra, ma non ci sono evidenze scientifiche (Poerio G. L. et al., 2018) â uno stato di rilassamento e godimento. Ma anche dipendenza e alienazione.
Magari il tè con la zia LĂŠonie era un modo migliore per sfuggire a quello che lei chiamava il âpiccolo trantranâ.
A proposito di suoni, notifiche e relazioni con le app (e le persone): ascolta anche questa puntata di Sulla Soglia, podcast condotto dal giornalista Francesco Oggiano con ospite Ester Viola, avvocata e scrittrice.
Per approfondire: https://www.musicmagpie.co.uk/phone-anxiety/2025-02-08T07:15:00Z