Ciao a tutti!
Oggi vorrei parlarvi delle Visual Thinking Strategies, una metodologia di apprendimento nata negli Stati Uniti durante gli anni 80’ che si sviluppa attraverso una serie di domande specifiche. Questo approccio consente di comprendere il significato dell’opera d’arte e stimolare il pensiero critico, oltre che promuovere una discussione inclusiva e lo sviluppo di abilità, quali comunicazione efficace e cooperazione.
**What’s going on this picture? **
Il New York Times propone un’ avvincente sfida pubblicando ogni domenica sera una sua immagine senza didascalia. Il lunedì seguente, dalle 9 alle 14, viene proposta una discussione moderata in diretta con i facilitatori di Visual Thinking Strategies, in cui gli studenti si impegnano in una conversazione sull’immagine e sono invitati a trovare prove a sostegno delle loro ipotesi sul contesto della foto.
Le 3 domande chiave su cui si basa questo metodo:
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Cosa sta accadendo in questa immagine?
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Quali sono gli elementi visivi che possono provare ciò che hai detto?
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Cos’altro possiamo vedere?”
I vantaggi?
Le Visual Thinking Strategies ( VTS) contribuiscono a :
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Rafforzare l’alfabetizzazione visiva.
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Sviluppare capacità di osservazione, dialogo, analisi e discussione.
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Stimolare il pensiero critico.
Abbiamo parlato di comunicazione visiva, citando il New York Times e non vedo l’ora di sentire il parere di @annamaria.bove, esperta di giornalismo in classe.
E poi visto che abbiamo toccato il tema legato al pensiero critico, chi meglio di @AlessandroZocchi e @stefania.bruni potrebbe arricchire la nostra discussione?
Provate ad applicare questa metodologia in classe perché siamo curiosi di scoprire come hanno reagito i vostri alunni!
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Iniziare proponendo un’immagine e avviando una discussione, una bellissima attività che potrebbe davvero diventare un rito in ogni classe e formazione!
Grazie Leo per questo spunto
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Grazie @leonardo.lodi per avermi chiamato in causa.
Il progetto del New York Times che propone agli studenti di analizzare un’immagine senza didascalia attraverso le Visual Thinking Strategies dal punto di vista giornalistico aiuta a sviluppare nei giovani un’attitudine fondamentale per la professione: la capacità di osservare e interpretare il mondo in modo critico. In un’epoca in cui l’informazione visiva è prevalente e spesso manipolata, saper leggere un’immagine oltre la superficie diventa essenziale per comprendere e comunicare la verità. Gli studenti imparano a considerare non solo ciò che vedono, ma anche il contesto in cui un’immagine è stata scattata, le possibili intenzioni del fotografo e le diverse interpretazioni che una singola immagine può avere.
L’alfabetizzazione visiva è una competenza cruciale nel mondo contemporaneo, dove le immagini sono una forma dominante di comunicazione. Le VTS, basate su domande chiave come “Cosa sta accadendo in questa immagine?” e “Quali sono gli elementi visivi che possono provare ciò che hai detto?”, aiutano gli studenti a sviluppare una comprensione profonda delle immagini, incoraggiandoli a basare le loro ipotesi su prove concrete e a difenderle in modo argomentato. Questo esercizio è direttamente collegato alla capacità giornalistica di analizzare le notizie con spirito critico e di discernere tra fatti e interpretazioni.
Attraverso il confronto con i propri pari durante la discussione moderata, gli studenti affinano le loro capacità di dialogo e di analisi, apprendendo come costruire un discorso coerente e come ascoltare e rispondere alle opinioni altrui. Questo è un altro aspetto fondamentale per il giornalismo, dove la capacità di dialogare e di confrontarsi con diverse prospettive è essenziale per offrire un’informazione equilibrata e completa. Di questo e di tanto altro ne parliamo anche nell’area “Information Literacy: educare all’informazione”.
L’interazione con l’immagine proposta ogni settimana stimola anche il pensiero critico e qui mi fermo lasciando ad @AlessandroZocchi e @stefania.bruni di esprimere le loro considerazioni in merito.
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Grazie Sere l’idea che diventi un’usanza fissa in classe penso possa essere molto utile.
In particolare, sarebbe interessante proporre all’interno della dinamica di classe un role-play di facilitazione VTS focalizzato sulle soft skills, in cui gli studenti si dividono in gruppi di tre, uno fa il facilitatore VTS, uno l’osservatore, e uno lo “studente”.
Possibile sviluppo:
- Il facilitatore guida una breve sessione VTS su un’opera d’arte, concentrandosi su domande che stimolano specifiche soft skills (es. “Come pensi si sentisse l’artista creando quest’opera?” per stimolare l’empatia).
- L’osservatore nota come il facilitatore promuove le soft skills attraverso le sue domande e risposte.
- Lo “studente” partecipa attivamente, cercando di mettere in campo le proprie soft skills nelle sue risposte.
- Dopo un tempo dato dall’insegnante, 5/10 minuti, il gruppo discute l’esperienza, identificando quali soft skills sono state sviluppate e come.
E’ un’idea eh parliamone:)
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Grazie Anna per questo spunto, credo davvero che ci troviamo in un epoca in cui le immagini e gli stimoli visivi facciano da padrone, dalla televisione, ai social network fino all’intelligenza artificiale. Sono d’accordissimo con te quando dici che l’alfabetizzazione visiva sia una competenza fondamentale e necessaria per cercare di “filtrare” tutto quello che ci viene proposto.
Chiedo a @serena.marrandino cosa ne pensa dell’Effetto framing, applicato in questo caso, mi sembra calzante quando si parla di contesto dell’immagine
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Ottima attività cognitiva! Dopo le varie osservazioni, descrizioni e ipotesi si avrà un feedback su cosa effetivamente mostra la foto, aiutando a capire alcuni dei principali passaggi del pensiero critico: raccolta di informazioni, logica formale, descrizione, spiegazione, influenza dei bias cognitivi, ipotesi, teorie, verifiche… Colgo subito lo spunto per proporvi di applicare il VTS su questa foto!(@AlessandroZocchi):
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Una delle cose che mi piace di questa attività è come sfida gli studenti a giustificare le loro credenze, fornendo così l’opportunità di sfidare i propri pregiudizi.
Spesso quando vediamo un’immagine facciamo una serie di supposizioni (spesso guidate da bias personali) su ciò che sta accadendo e chi è coinvolto, che possono risultare false. Spingendoci ad esaminare l’immagine più da vicino, possiamo confrontarci con queste ipotesi (e, mentre l’IA generativa sta ancora migliorando, può anche fornire l’opportunità di distinguere tra immagini reali e quelle che solo sembrano reali a uno sguardo superficiale!).
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Assolutamente! In questo caso il framing è dato da cosa io decido di inquadrare, da quale angolazione e anche quali modifiche vado a fare in postproduzione. In base alle scelte che faccio, posso “influenzare” la percezione di chi osserva!