Oxford, Collins e Cambridge hanno appena annunciato le loro Word of the Year 2025.
Non sono soltanto parole: sono piccoli indicatori culturali, segnali delle ansie, delle abitudini e delle trasformazioni che attraversano la società.
Oxford Dictionary: rage bait
Indica contenuti creati apposta per farci arrabbiare: titoli provocatori, commenti divisivi, video costruiti per scatenare reazioni immediate.
È stata scelta come parola dell’anno perché nel 2025 l’indignazione online è esplosa in modo evidente, spinta da algoritmi che premiano ciò che genera interazioni forti e rapide.
Origine
Il termine compare per la prima volta nel 2002 in ambito automobilistico, per indicare un particolare tipo di reazione di un automobilista quando un altro conducente gli fa segnali con gli abbaglianti, introducendo l’idea di un’irritazione volutamente provocata.
Il termine è poi migrato nel linguaggio della rete e diventato l’etichetta con cui identifichiamo post, tweet e trend progettati per polarizzare e per mettere in luce l’intero ecosistema che alimenta e sfrutta la rabbia digitale.
Per approfondire
The Oxford Word of the Year 2025 is rage bait
Collins: vibe-coding
Usare l’AI per generare codice o soluzioni tecniche partendo da semplici istruzioni in linguaggio naturale. Un fenomeno sempre più diffuso tra professionisti e studenti, che mostra come la tecnologia stia cambiando il modo in cui lavoriamo, sperimentiamo e risolviamo problemi.
Origine
Coniato da Andrej Karpathy a febbraio, il termine suggerisce l’idea di “lasciarsi guidare dalle vibrazioni”, dimenticando il codice e concentrandosi sull’intento. Attraverso un semplice prompt, chiunque può ottenere una piccola applicazione, anche senza competenze tecniche.
Collins lo sceglie perché rappresenta l’espansione della “competenza digitale” in un mondo dove programmare non è più riservato a chi conosce un linguaggio formale.
Per approfondire
‘Vibe coding’ named word of the year by Collins Dictionary
Cambridge: parasocial
Relazioni unilaterali ma emotivamente intense con creator, personaggi pubblici, influencer.
Origine
Il termine è nato nel 1956, quando sociologi americani descrissero il fenomeno degli spettatori televisivi che sviluppavano un senso di relazione con personaggi visti sullo schermo.
Oggi la parola viene usata per indicare relazioni unilaterali tra una persona e qualcuno che non ricambia, come una celebrità. Rimasto per decenni nel linguaggio accademico, il termine è entrato solo di recente nell’uso comune, soprattutto grazie ai social media, che amplificano queste forme di connessione apparente.
Cambridge lo include perché, nel 2025, questo tipo di rapporti non è più marginale: influenza infatti identità, comportamenti e dinamiche sociali, soprattutto tra adolescenti e giovani adulti.
Per approfondire
Parasocial is Cambridge Dictionary Word of the Year
Queste tre parole hanno un punto in comune: descrivono come viviamo online, emotivamente, socialmente e operativamente.
Sono spunti utili per: aprire conversazioni critiche sul modo in cui consumiamo contenuti; e riflettere sulla relazione tra studenti e tecnologia (dalla creatività ai rischi), con un lessico vicino ai nostri studenti.
Quale di queste tre parole useresti come punto di partenza per una discussione in classe? Perché?


