Ciao!
Oggi ho visto questo video di Roberto Mercadini che si intitola La gioia dello studio: un equivoco.
Ci ho ritrovati tanti argomenti che spesso sento citare nell’ambito delle neuroscienze, ma trattati da un punto di vista più filosofico. Ad esempio il ruolo della memoria nello studio, quello della curiosità e del ruolo che ha sul modo in cui impariamo.
Volevo condividerlo con voi e sapere cosa ne pensate
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Ci concentriamo (giustamente) molto sul miglioramento dei metodi di insegnamento e apprendimento, e ci concentriamo tanto sulle eventuali conseguenze a lungo termine. Ovviamente questi sono importanti, ma possono andare a scapito della gioia di apprendere.
Non conosco il contesto italiano quanto quello britannico, ma nel Regno Unito gli studenti generalmente vedono gli ultimi anni di scuola come un esercizio a caselle; ho bisogno di ottenere questo o quel grado per poter andare all’università e studiare tale o quel corso. Naturalmente è importante concentrarsi sui propri obiettivi a lungo termine, ma la gioia certamente scompare quando gli studenti iniziano a chiedere ‘Questo contribuirà al mio voto?’.
Per esempio mi è successo di leggere un libro perché era ‘necessario’ per la scuola non mi è piaciuto, ma anni dopo torno al libro e finisco per godermelo molto. (Kazuo Ishiguro’s Never Let Me Go, nel caso qualcuno si stia chiedendo).
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Condivido il pensiero…nella scuola pochissimi insegnanti “incuriosiscono”…e mortificano il piacere di “sapere”…
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