📘 Scansatevi dalla luce: prestare attenzione all’attenzione

Tra le tante forme di economia che caratterizzano la società al giorno d’oggi, ce n’è una che forse più di altre merita attenzione, se non altro per la sua capacità di catturare l’attenzione a nostra insaputa e influire all’occorrenza sulle nostre vite: l’economia dell’attenzione. Si tratta di un tipo di economia particolare, sul quale si fondano i sistemi di persuasione intelligente delle tecnologie che animano i media digitali, che rende la nostra attenzione una risorsa sempre più limitata a fronte della miriade di informazioni che quotidianamente ci investe.
Nella costante competizione tra media per attrarci, è paradossalmente proprio la nostra attenzione a farne le spese, indebolita e frammentata a causa dell’elevato numero di stimoli informativi che riceviamo, tale da rendere particolarmente impegnativa una loro gestione adeguata.

Si parla frequentemente di soglia dell’attenzione ridotta (soprattutto a scuola), ma molto spesso la sensazione è che lo si faccia accogliendo in modo poco consapevole e rinunciatario una condizione ampiamente diffusa, ormai acquisita, difficile se non impossibile da ribaltare, pertanto inevitabile; meglio così decidere di cambiare tutto il resto (o pensare di farlo) come soluzione pronta all’uso per far fronte al problema (pensiamo alla crisi della lezione frontale e all’enfasi sulla didattica interattiva).

Tra le diverse letture che affrontano il tema dell’economia dell’attenzione c’è sicuramente il saggio Scansatevi dalla luce (2019), scritto da James Williams, ex strategist di Google che sviluppa una riflessione sull’etica del design della tecnologia digitale a partire proprio dalla sua esperienza presso uno dei colossi del web. Attraverso un approccio di natura filosofica, l’autore invita il lettore a non fermarsi solo al traffico dei dati personali tracciati online, ma anche a riflettere sulle logiche di funzionamento degli accessi ai siti e alle piattaforme presenti in rete. Non basta così scegliere attentamente i cookie giusti, ma la scelta in sé dei cookie, per come è concepita a livello di design, può essere problematica, o meglio, meritevole della nostra attenzione.

Una saggio dal quale trarre utili spunti di riflessione per coinvolgere le persone in un confronto a tutela di un bene prezioso come la nostra attenzione.

Buona lettura!

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Grazie per questo interessante spunto di riflessione sull’economia dell’attenzione! :star2:

Il tema che sollevi è centrale per chi si occupa di media education, perché riguarda non solo come consumiamo i media, ma soprattutto come veniamo consumati dai media. La nostra attenzione è oggi una risorsa limitata e al tempo stesso costantemente “estratta” da tecnologie e piattaforme progettate per catturarla.

Trovo particolarmente stimolante il riferimento al saggio di James Williams, “Scansatevi dalla luce”, che non si limita a evidenziare i problemi legati al traffico di dati personali, ma punta il dito sull’etica del design. È un approccio fondamentale per comprendere che le scelte che compiamo (o crediamo di compiere) online sono spesso incorniciate da meccanismi che ci portano in una direzione specifica.

Come educatori, abbiamo il compito di far riflettere su questi meccanismi:

  • Che cos’è davvero una scelta consapevole?
  • In che modo il design delle piattaforme influenza il nostro comportamento?
  • Quali strategie possiamo adottare per recuperare il controllo della nostra attenzione?

In un contesto educativo, questo si traduce anche nel rivedere il nostro approccio didattico. È vero, la soglia dell’attenzione ridotta è spesso trattata come un fatto acquisito e immutabile, ma forse ciò che dobbiamo fare non è rassegnarci, bensì aiutare studenti e studentesse a riconquistare la propria capacità di concentrazione, anche attraverso momenti di riflessione critica su questi temi.

Grazie ancora per aver sollevato un argomento così importante, che ci invita a proteggere un bene prezioso e insostituibile: la nostra attenzione. :raised_hands: