🎙 Rubrica: “Le interviste della profgiornalista” 1° Appuntamento

:spiral_calendar: A partire da oggi, ogni settimana intervisterò per voi un giornalista, un professionista per affrontare temi diversi, interessanti che potranno essere utili a tutti noi docenti che affrontiamo temi legati alla media education e all’educazione all’informazione.

:studio_microphone: La Rubrica dal titolo “Le interviste della profgiornalista” non poteva mancare in questa Community. E’ più forte di me, la mia indole di prof. e giornalista viene fuori e quindi perché non metterla al servizio della comunità FEM?

Per inaugurare le interviste della profgiornalista ho subito chiamato in causa una mia cara amica e conterranea: Barbara Ruggiero. Con lei tante avventure, attività con l’Ordine dei Giornalisti della Campania, formazione dei giornalisti, formazione nelle scuole.
E con grande piacere, vi annuncio che @Barbara ha accettato l’invito ad entrare nella nostra Community.

Conosciamo Barbara Ruggiero
:computer: Barbara è Coordinatore del magazine “Resistenze Quotidiane”, giornalista professionista, è laureata in Comunicazione. È stata redattrice del Quotidiano del Sud di Salerno e, tra le altre esperienze, ha operato nell’ufficio comunicazione e rapporti con l’informazione dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni). Già docente di progetti mirati a portare il giornalismo nelle scuole, è stata anche componente e segretaria del Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Campania.

Intervista

Annamaria - Nel magazine “Resistenze Quotidiane” che coordini affronti spesso temi legati alle nuove tecnologie e parli di learning loss. Perché affermi che è un fenomeno in crescita? Quali le evidenze di questo fenomeno?

Barbara - Sì, ci dedichiamo spesso ai temi delle nuove tecnologie, all’informazione e alla comunicazione. Un po’ perché questo mondo è tra le mie passioni più grandi (tanto da influenzare percorso di studi ed esperienze lavorative) e un po’ perché sono temi settoriali ma allo stesso tempo di interesse generale. Come si fa a non scriverne?
Ad ogni modo, tornando alla tua domanda, abbiamo approfondito il tema del learning loss a proposito delle nuove povertà. Un tempo eravamo abituati a parlare di summer learning loss. Poi il Covid-19 ci ha insegnato che certe competenze puoi “perderle” anche in altri periodi… Ricordo l’allarme che fu lanciato con l’avvento della pandemia: il lockdown, il ricorso necessario alla dad e la necessità di possedere strumenti informatici e con una buona connessione a internet evidenziarono nuovi problemi, le disuguaglianze digitali, che fino a quel momento erano sconosciute o quanto meno poco evidenti. Ci sono dati e ricerche che provano a quantificare il learning loss di quella stagione e mettono in risalto un dato: spesso la perdita in termini di apprendimento è maggiore in quelle che definiamo classi sociali svantaggiate. L’allarme sulla perdita educativa e sull’aumento della dispersione scolastica mi impressionò particolarmente. Avevamo sempre parlato di digital divide ma quello fu un vero e proprio banco di prova della “divisione” del nostro Paese. Insomma, avevamo sempre parlato di digitale in un’accezione positiva, in termini di democratizzazione dell’informazione e della comunicazione; invece quel periodo rese evidente che il digitale può anche contribuire ad aumentare i divari già esistenti. E questa - senza voler entrare nel merito della vecchia cara questione dell’articolo 21 bis della Costituzione - rappresenta una bella sfida per il futuro. Un aspetto da non tralasciare, inoltre, è proprio quello della dispersione scolastica. Un dato a dir poco preoccupante viene, per esempio, dai cosiddetti Neet, i giovani che non studiano, non lavorano e non si aggiornano. Parliamo di persone - giovani e giovanissimi - che restano, di fatto, ai margini del sistema scolastico e occupazionale. Ecco un’altra bella sfida per gli anni a venire.

Annamaria - Barbara ora con te vorrei affrontare un altro argomento: la narrativa giornalistica. Negli ultimi tempi è cambiato il modo di fare informazione, esiste tanta informazione che corre sui canali social e si adegua alle forme, regole delle piattaforme social. Oggi scrolliamo le notizie. Visualizziamo dati. Leggiamo in max 10 slide la notizia, l’informazione. Tutto ciò è solo legato al fatto che abbiamo poco tempo? Che facciamo troppe cose e tante volte anche contemporaneamente? Oppure perché siamo più disattenti o meno preparati?

Barbara - Assistiamo ogni giorno, anzi ogni secondo, a una vera e propria alluvione informativa. Arrivano notizie o presunte tali dai canali più disparati: dai mass media, come nella tradizione, ma anche dai social. E su queste piattaforme tutti sono abilitati a dare notizie: le pagine social di testate giornalistiche, i personaggi famosi, ma anche i semplici cittadini. Come in tutte le cose, ci sono i pro e i contro: c’è il citizen journalism, che ha dato più potere ai cittadini, e ci sono le bufale acchiappaclick. A questo punto è quasi scontato constatare che, in una tale alluvione informativa, per il lettore medio diventa difficile orientarsi ma pure umanamente impossibile leggere tutto. Ecco, allora, che l’attenzione diventa ulteriormente selettiva: se una notizia non ci “prende” dalle primissime battute non la leggiamo più. E poi c’è il discorso della nostra mente che oramai è multitasking. Navigare in Rete richiede proprio questo atteggiamento; e la nostra principale modalità di lettura è fare browsing. Ovviamente su questi temi ci si divide sempre tra apocalittici e integrati. C’è chi parla, specie per i più giovani, particolarmente sensibili ai temi delle nuove tecnologie, di “cervelli hackerati”. Io ho particolarmente apprezzato la visione di Nicholas Carr che, in “Internet ci rende stupidi?”, spiega che non siamo più stupidi, siamo solo intelligenti in maniera diversa.

Annamaria - Dalla narrazione inesorabilmente passiamo a parlare di narrazioni costruite per disinformare e narrazione (e non solo abbiamo anche immagini, video) che utilizza l’intelligenza artificiale. Come difendersi oggi? Quali le spie che possono metterci subito in allerta?

Barbara - L’educazione è sempre una risposta valida in questi casi. Forse sembrerò stantia o rivoluzionaria, ma fino a quando queste materie non diverranno oggetto di studio a scuola, si correrà sempre il rischio di finire vittime della disinformazione o delle “trappole” che possono originare dall’intelligenza artificiale. E anche qui, consentimi una parentesi: l’AI, come tutte le innovazioni, ha pro e contro. Il punto è saper cogliere le opportunità, mettere in conto eventuali difficoltà ma soprattutto educare giovani e adulti all’uso e al consumo di queste novità. Poi, certo, alcune notizie fake sono dietro l’angolo: ricordiamo tutti Papa Francesco con il piumino di una nota marca di moda, no? Ecco, ricordiamo che non tutto quello che gira in Rete corrisponde al vero e fidiamoci sempre delle fonti giornalistiche, sono quelle che certificano con il bollino di qualità le informazioni che leggiamo. Certo, poi ci sarebbe tutto un discorso da fare sulla deriva di un certo tipo di giornalismo sempre più appiattito sulla comunicazione e lontano anni luce dall’informazione… Ma poi ci addentriamo in campi insidiosi e decisamente fuori tema.

Annamaria - Come affrontare questi argomenti a scuola, come incentivare il senso critico, ora più che mai, nei nostri studenti?

Barbara - Parlandone. La tecnologia non è da demonizzare. Anche lo smartphone. Forse ho una prospettiva troppo da “integrata” ma io da anni sostengo che lo smartphone a scuola può servire. Ovviamente non per giocare o per distrarsi. Ma serve per far capire agli allievi come la tecnologia non sia solo “perdita di tempo” o svago e come possa realmente aiutare tutti noi nella quotidianità.

Al termine di questa chiacchierata, non mi resta che ringraziare @barruggi per l’intervista e per essersi unita a noi.

:pushpin: Mentre a tutti voi, ricordo che ogni settimana sarò puntuale nel pubblicare le mie interviste. Non vi anticipo la prossima ma vi dico solo seguitemi e sentitevi liberi di interagire aggiungendo un commento, una riflessione o anche una domanda, se volete!


Foto: Formazione Giornalisti 24 marzo 2016 presso Circolo Ufficiali Napoli - Piazza Plebiscito. (Un ricordo di Annamaria e Barbara)

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Ogni settimana? Fortunati noi che li leggiamo!

Covid ha davvero fatto luce su alcune delle disparità che esistono nella nostra società - si spera ci sono programmi in atto (o pianificano di essere implementati) che li ridurranno ora che ne siamo a conoscenza.