Il tema delle fake è sempre al centro di tanti dibattiti ma oggi vi voglio segnalare un interessante intervista fatta dal giornalista di Omnibus, TG La7, al professor Walter Quattrociocchi dell’Università La Sapienza. Quest’ultimo spiega come è cambiato il mercato dell’informazione dall’avvento dei dati.
Il prof. Quattrociocchi afferma che le fake news non sono un fenomeno temporale, arginabile, limitato anzi portano l’individuo ad affinare una predisposizione cognitiva ad acquisire le informazioni che aderiscono a lui e a ignorare quelle a contrasto.
Questo è un punto interessante, sia che le fake news non sono un fenomeno a breve termine (è ‘qui per restare’), ma anche il fatto che danno alle persone l’opportunità di cercare notizie che affermano convinzioni precedenti piuttosto che cercare veramente la verità. Ciò suona come una confirmation bias, qualcosa di cui discuto sempre come parte dei nostri percorsi di data science & AI al FEM, in particolare la School of Data. Comprendere i bias nel modo in cui raccogliamo e interpretiamo i dati, come questo, sono competenze e conoscenze digitali critiche per il 21 o secolo
Oggi le fake news sono parte della quotidianità e a volte le prendiamo come reali. Dovremmo imparare a non prendere subito come reale ciò che leggiamo e ad informarci su siti più attendibili anche leggendo più testate ecc.