Hai sentito parlare di “Ballerina Cappuccina” o “Tralalero Tralala”? Se hai figli o studenti adolescenti, probabilmente sì. È l’ultimo tormentone di TikTok: l’Italian Brain Rot, esploso nei primi mesi del 2025, dove creature assurde generate dall’AI – come ballerine con tazze di caffè al posto della testa o squali con scarpe Nike – diventano virali accompagnate da audio italiani nonsense.
Il fenomeno non è nato in Italia, ma prende spunto da stereotipi della cultura italiana. Come ha spiegato Susanu Sava-Tudor, il creatore 24enne rumeno di Ballerina Cappuccina, si tratta di “una forma di umorismo assurdo che riguarda meno la vera Italia e più il mito cinematografico dell’Italia”. La sua creazione ha superato i 45 milioni di visualizzazioni, contribuendo all’espansione di questo universo narrativo collettivo che ormai conta oltre 35 personaggi “canonici”, ciascuno con la propria storia e relazioni con gli altri.
Il termine “brain rot” (marciume cerebrale), parola dell’anno 2024 secondo Oxford, descrive sia contenuti digitali di bassa qualità che i loro effetti sul nostro cervello. E qui sta il punto più interessante: le neuroscienze ci dicono che la sovraesposizione a contenuti digitali frammentati modifica davvero i nostri circuiti cerebrali in modi misurabili.
Secondo recenti studi, quando consumiamo compulsivamente contenuti brevi e ad alta stimolazione, la corteccia prefrontale – l’area responsabile delle funzioni esecutive – mostra alterazioni significative. L’attenzione sostenuta si riduce a favore di un’attenzione più frammentata, i circuiti della gratificazione legati alla dopamina vengono sovrastimolati creando meccanismi simili a quelli delle dipendenze, e i processi di memorizzazione ne risentono, rendendo più difficile la codifica di informazioni nella memoria a lungo termine.
Il neurologo Gary Small dell’Università della California spiega che “quando interagiamo troppo con queste app, si verifica una sorta di effetto anestetizzante” sul cervello. La buona notizia? La neuroplasticità – la capacità del cervello di riorganizzarsi – ci consente di contrastare questi effetti. È possibile “riallenare” il cervello dedicando tempo ad attività che richiedono concentrazione prolungata e riflessione profonda.
Il fenomeno Italian Brain Rot può quindi essere visto come una lente attraverso cui osservare le trasformazioni cognitive dell’era digitale. Anziché demonizzarlo, gli educatori possono utilizzarlo come strumento per insegnare alfabetizzazione digitale, pensiero critico e capacità di analisi dei messaggi mediali, anche quelli apparentemente privi di senso logico.
Per approfondire il fenomeno e le sue implicazioni neurologiche ed educative, dai un’occhiata agli a video e articolo su New York Times, su YouTube o Instagram.
E tu, hai già incontrato Ballerina Cappuccina nei disegni dei vostri studenti?