Gli studenti lo odiano ma è il metodo migliore!

Uno studio recente pubblicato nei Proceedings of the National Academy of Sciences ha rivelato che variare il contesto in cui gli studenti praticano il recupero delle informazioni — un metodo chiamato “recupero variabile” — migliora significativamente la ritenzione a lungo termine.

Questo metodo consiste nel presentare il materiale in contesti diversi durante le sessioni di studio. Ad esempio, per apprendere una nuova parola di vocabolario, gli studenti potrebbero incontrarla in più frasi, ciascuna con un contesto unico. Ciò contrasta con i metodi tradizionali, come l’uso ripetitivo della stessa scheda di memoria (flashcard).

La ricerca evidenzia che, sebbene gli studenti percepiscano spesso la pratica ripetitiva come più efficace, variare il contesto crea molteplici “percorsi” nel cervello, portando a una migliore ritenzione. Questo approccio è particolarmente efficace se combinato con altre tecniche comprovate: distribuire le sessioni di studio nel tempo e richiamare attivamente le informazioni invece di limitarsi a rileggerle.

Tuttavia, l’implementazione del recupero variabile può essere impegnativa, poiché gli studenti potrebbero trovarlo più difficile e meno intuitivo rispetto alla pratica ripetitiva. Gli educatori dovrebbero considerare di integrare questo metodo nelle loro strategie didattiche, enfatizzandone i benefici a lungo termine per favorire l’adozione da parte degli studenti.

Incorporare il recupero variabile nelle attività in classe può essere semplice. Ad esempio, quando si introducono nuovi concetti, presentarli in contesti diversi e incoraggiare gli studenti ad applicarli in varie situazioni. Questo non solo favorisce la ritenzione, ma migliora anche il pensiero critico e la capacità di adattamento.

Adottando il recupero variabile, gli educatori possono aiutare gli studenti a sviluppare una comprensione più profonda e migliorare la loro capacità di ricordare le informazioni, portando a risultati di apprendimento più efficaci.

https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2413511121

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