Un recente studio mostra che il nostro cervello potrebbe funzionare molto come un set di mattoncini LEGO: piuttosto che dover imparare da zero ogni nuova abilità, il cervello riusa e ricombina “blocchi” neurali già esistenti per affrontare nuovi compiti.
In pratica aree del cervello — in particolare la corteccia prefrontale — codificano funzioni “elementari” (per esempio: discriminare un colore, una forma, preparare un’azione) e poi, a seconda del compito da svolgere, attivano solo i blocchi rilevanti e “spengono” quelli inutili.
Perché è importante per l’apprendimento
- Velocità e flessibilità: poiché il cervello non riparte ogni volta da zero, può adattarsi facilmente a nuove situazioni.
- Efficienza cognitiva: non serve re-imparare dall’inizio ogni volta, ma solo combinare in modo nuovo elementi già acquisiti. Questo potrebbe rendere l’apprendimento meno faticoso e più fluido.
Per gli insegnanti, ciò significa che anche apprendimenti complessi possono essere facilitati riconoscendo e sfruttando le competenze di base già presenti negli studenti: ad esempio collegando una capacità consolidata a un contenuto nuovo e guidando la “ricombinazione” mentale.
Implicazioni pratiche in classe
- Quando introduci un concetto nuovo, collegalo sempre a competenze o conoscenze precedenti: aiuta il cervello a usare blocchi già pronti.
- Promuovi attività interdisciplinari e trasversali, che favoriscono il “riciclo cognitivo”: imparare in contesti diversi permette di combinare i blocchi in modi creativi.
- Coltiva la flessibilità mentale: incoraggia gli studenti a riflettere su come usare le stesse abilità in contesti differenti — attraverso analogie, trasferimento di conoscenze e problem solving creativo.
I ricercatori sottolineano che questa scoperta aiuta anche a spiegare perché i cervelli biologici restano più flessibili delle intelligenze artificiali: le IA attuali faticano a “riciclare” conoscenze senza dimenticare quelle precedenti.
Infine, comprendere come il cervello ricombina questi blocchi cognitivi potrebbe avere importanti implicazioni cliniche: alcune difficoltà di apprendimento o di adattamento derivano da un’alterata capacità di combinare funzioni cognitive diverse. Studiare questi meccanismi può aiutare a sviluppare interventi più mirati ed efficaci.